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 Il Progetto Kintsugi

Il kintsugi è l'antica arte giapponese di riparare la ceramica rotta con lacca dorata o argentata. Una pratica che non nasconde le fratture, ma le mette in evidenza. Una filosofia che celebra la guarigione, la resilienza e quella forza silenziosa che nasce dall’imperfezione. La rottura non segna la fine della vita di un oggetto, ma l’inizio di un nuovo capitolo: più complesso, più profondo, più bello.

Il Progetto Kintsugi porta questa stessa filosofia sul corpo umano.

Questi tatuaggi non cercano di coprire i segni, ma di onorarli. Ogni pezzo è pensato per riflettere l’equilibrio delicato tra vulnerabilità e forza. Cicatrici e imperfezioni – che siano tracce visibili o ferite emotive – si trasformano in una narrazione visiva potente.

Ogni disegno diventa un emblema personale, modellato dal tuo percorso e arricchito dal processo di guarigione. Non si tratta solo dei segni che la vita lascia sulla pelle, ma anche di quelli invisibili: i dolori silenziosi, le vittorie intime, il peso che hai portato dentro di te. Con l’inchiostro, diamo forma a tutto questo. E lo trasformiamo in bellezza.

Questo progetto è nato grazie a persone che cercavano non solo un tatuaggio bello, ma carico di significato. Sono arrivate con storie di perdita, rinascita, resistenza, crescita… e insieme abbiamo tracciato quei racconti come linee dorate. Questi tatuaggi sono diventati segni di trasformazione. Promemoria che non siamo definiti dalle nostre ferite, ma dalla luce che riesce a passarci attraverso.

Prima di offrirlo agli altri, l’ho vissuto su me stesso. Ho trovato il tatuaggio in un momento in cui mi sentivo perso, a pezzi. Imparare, creare, tatuare… mi ha aiutato a ricostruirmi. Mi ha mostrato che incidere la pelle può andare oltre l’estetica: può essere un atto silenzioso di riparazione. E questa esperienza ha cambiato tutto. È da lì che ho capito davvero il potere emotivo e curativo che un tatuaggio può avere.​

La linea Kintsugi non è solo una moda. È un modo di rendere omaggio alla storia umana, in tutta la sua complessità. 
È uno spazio da reclamare sulla propria pelle, in cui ogni frattura non è un difetto, ma una traccia di ciò che siamo stati. E di quanto lontano siamo arrivati.

Lascia che la tua pelle racconti chi sei. E rifletta la luce che porti dentro. ​